11 Dicembre 2024

Cenni storici

Alcuni cenni storici circa la nascita della Confraternita San Bartolomeo in Viganego

Secondo uno studio svolto dalla Professoressa Fausta Franchini Guelfi le prime notizie riguardanti la Confraternita di San Bartolomeo risalgono al 1582.
In quell’anno Mons. Francesco Bossio fu inviato come visitatore Apostolico, nella diocesi di Genova per verificare la situazione di chiese e oratori e nella sua relazione ”Liber Visitationen et Decretorum” registra ,infatti decreti:”Pro Casaccia San Bartolomei”
Esisteva dunque in Viganego un oratorio di Casaccia, ossia più Confraternite sotto il
titolo di San Bartolomeo.
Tali decreti riguardavano la posizione dell’altare, la fornitura delle suppellettili liturgiche necessarie alle celebrazioni. Se tali decreti venivano disattesi ci sarebbe stata una pena pecuniaria e una conseguente interdizione.
L’Oratorio però non possedeva regole scritte. Se si esclude il Parroco pochi sapevano leggere e scrivere quindi la Confraternita e nella fattispecie l’Oratorio di Viganego venivano governati secondo le tradizioni e le usanze trasmesse oralmente.
In primis fra tutte”La cena del Giovedì Santo”. Ogni anno si svolgeva questo rito comunitario importantissimo per la convivenza pacifica e civile dei Confratelli di Viganego, ma osteggiato dalle gerarchie ecclesiastiche con l’accusa di “gozzovigliare”.
Solo nel 1681 compare, nel libro dei conti tenuto dal Parroco, la spesa relativa al menù ,composto da pane,vino e ”tonnina” ossia tonno sotto sale condito con olio e limone. I piatti le posate e i “gotti”venivano addirittura affittati. In seguito compaiono poi le confetture mentre nella lista della spesa non sono elencate le castagne poiché messe a disposizione dai Confratelli che possedevano i castagneti.
Nonostante una dichiarata conflittualità fra Oratori e Chiesa, nell’oratorio di Viganego
il Parroco assume incarichi di fiducia : a lui ad esempio spetta il compito di presiedere alla nomina del Priore e del Sottopriore (1720).E’ sempre il Parroco che tiene il libro dei conti: tramite offerte e lasciti, le casse dell’Oratorio si arricchiscono; non tutto però viene disperso in cibo ma viene impiegato per la manutenzione dell’Oratorio e per l’acquisto di opere d’arte come “Il martirio di San Bartolomeo” pala d’altare tutt’ora presente.

Inoltre nel 1629 veniva realizzata una balaustra in pietra che delimita ancora oggi il presbiterio. Le forme assai semplici,sono state ricoperte da una vernice bianca che nasconde il colore della pietra.
Piccolo inciso storico: in seguito alla vittoria di Lepanto (Impero Spagnolo contro Impero Ottomano) attribuita alla protezione della Madonna del Rosario, fu istituita nel 1617 la Compagnia del Rosario a cui si unirono la Compagnia del SS. Sacramento e la Compagnia di San Rocco. Erano definite Confraternite di Chiesa e vi parteciparono molti dei Confratelli degli Oratori di San Bartolomeo e nella Compagnia del Rosario vennero ascritte regolarmente anche le donne: le “Priore del Rosario” che non avevano però possibilità di essere ammesse al consiglio né svolgere poteri direttivi. La cosiddetta Masseria si occupava dell’altare maggiore,del suo addobbo e fra le altre cose del mantenimento dell’olio delle lampade del Santissimo.
Anche queste Confraternite di Chiesa investirono buona parte dei loro redditi nell’arredo e nelle immagini.
La Chiesa si arricchì di un magnifico altare e una raffinata balaustra (attualmente posti alla parete sinistra della nostra Chiesa) e di una stupenda opera di A.M.Maragliano: la statua in legno policromo della Vergine col Bambino attualmente posta sopra l’altare maggiore della Chiesa e restaurata di recente.
Nel 1755, nella relazione in occasione della sua visita Pastorale, il Vescovo Saporiti scriveva di “ … bona mobilia….” per il culto e la decorazione degli altari.
In seguito la Repubblica Ligure nel 1798 decreta la requisizione degli argenti nelle chiese nei conventi e negli oratori mentre nel 1811 il governo napoleonico decreta addirittura la fine degli Oratori e ne assegna proprietà e rendite alla Chiesa.
Cacciati i Francesi, gli Oratori,quello di Viganego compreso,riaprirono nonostante le gravi difficoltà economiche e organizzative.
Tra il 1860/62 dopo aver recuperato buona parte degli argenti ne furono comprati di nuovi: secondo il libro dei conti di Viganego furono spese 271 Lire per i “canti” del Crocifisso e due anni dopo Lire 345 per dodici spighe e diciotto rosette argentate che completavano la decorazione. Inoltre , sempre dal Libro dei conti, il “porto del Cristo” ossia Confratelli che “portavano il Cristo” in processione, sostenne la spesa di 31,5 Lire per restauro del settecentesco Crocifisso.
Il patrimonio artistico pervenuto fino ai nostri giorni attesta che Viganego pur distante da Genova non era isolato culturalmente. Alla fine dell’ottocento furono acquistate vesti liturgiche preziosissime, commissionate ad artigiani genovesi come pure vari arredi e le immagini per l’Oratorio.oratorio-002-e1499327217199-8830960

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Occorre segnalare che le casse dell’Oratorio e della Chiesa di Viganego godevano di una certa prosperità dovuta a offerte,lasciti di boschi e terreni che affittati rendevano legna, grano , castagne e danaro,mentre la popolazione, Confratelli compresi, restava povera e forse la cena del Giovedì Santo era uno dei pochi pasti completi nel corso dell’anno.
Uno dei recenti acquisti sostenuti dall’Oratorio di Viganego è la cassa processionale costruita da un falegname altoatesino,su modello delle casse del settecento con decori in legno dorato, “…voluti dalla committenza per restare nel solco della tradizione”.

Mons. Luigi Alfonso inaugura la cassa processionale dell’oratorio di San Bartolomeo di Viganego.(1999)

L’Oratorio di Viganego dal 1928 ospitò la sede e le funzioni parrocchiali. La Chiesa di Viganego infatti,già dichiarata “ a pericolo notabile di cadere” nella visita Pastorale del Vescovo Lercari del 1770, venne demolita e ricostruita solo nel 1965.



Tratto da “Confraternite Genovesi all’alba del terzo millennio”
A cura di Luciano Venzano
Erga edizioni.


Per chi volesse approfondire la conoscenza sul patrimonio delle Confraternite Liguri, può riferirsi alle numerose opere di catalogazione della Professoressa Fausta Franchini Guelfi.

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